Cedolare secca sul canone concordato

Cedolare secca sul canone concordato: perché cambiarla nel 2020?

Tra le ipotesi in ballo per il prossimo anno, in tema di fiscalità sulla casa, c’è l’aumento della cedolare secca sul canone concordato dal 10% al 12,5%. Un’opzione che non piace agli operatori del settore, che considerano il possibile aumento nel 2020 uno sbaglio.

Secondo Confedilizia, la cedolare secca è un accordo bipartisan che non dovrebbe essere in nessun modo cambiato. In una nota diffusa dall’associazione, infatti, si ricorda che la cedolare al 10% è stata introdotta da Renzi nel 2014 e poi confermata dai governi successivi. L’obiettivo era quello di favorire l’accesso all’abitazione, attraverso un sistema di contratti “controllato” da parte delle famiglie che non possono rivolgersi al libero mercato.

“La cedolare sugli affitti calmierati è una misura sociale, condivisa da forze politiche, sindacati inquilini, operatori ed esperti del settore immobiliare: non a caso, contro il suo aumento si sono espressi i sindacati inquilini (la controparte dei proprietari, significativamente) e un istituto indipendente come Nomisma. In questi anni di applicazione ha garantito un’offerta abitativa estesa, favorendo la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio. Inoltre, come rileva la nota di aggiornamento del Def, la cedolare ha determinato una riduzione senza precedenti dell’evasione fiscale nelle locazioni.

Alla luce di tutto questo, la conferma della misura veniva unanimemente data per scontata. Invece, ecco la doccia fredda dell’annuncio del suo aumento, che assume i contorni della contraddittorietà se solo si pensa, da un lato, alla linea anti-evasione con la quale il Governo ha voluto caratterizzare la manovra per il 2020 e, dall’altro, al sostegno alla locazione che il Ministero delle infrastrutture si propone di fornire nell’ambito del nuovo “piano casa”.

Peraltro, oltre a scoraggiare l’utilizzo di questa tipologia di affitto riservata ad inquilini meno abbienti, l’incremento della tassazione rischierebbe di provocare anche una richiesta generalizzata di ricalcolo al rialzo dei canoni da parte dei proprietari, consentita da una norma del decreto ministeriale che regola la materia.

Insomma, conseguenze negative a catena in un comparto che si distingueva per la sua virtuosità. Forse è il caso di ripensarci, come sollecita da giorni una parte della stessa maggioranza (Italia Viva)”.

Cedolare secca al 10%, come funziona

La cedolare secca è una tassazione agevolata sugli affitti che consente di pagare un’imposta fissa del 21% o del 10% (nel caso di affitti a canone concordato) sul reddito da locazione.

La cedolare secca sostituisce l’Irpef, e le relative addizionali regionali e comunali, l’imposta di bollo e di registrazione in sede di registrazione del contratto.

La cedolare secca al 10% per i contratti a canone concordato si può applicare a quei comuni densamente popolati (in presenza di specifici accordi territoriali), per contratti d’affitto a studenti universitari e nei Comuni in cui vi sono state calamità naturali e per gli affitti transitori disciplinati dalla legge n 413/1998.

Il Dl 193/2016 prevede che in caso di mancata comunicazione sulla proroga del contratto di locazione a cedolare secca, non si decade dai benefici, se si sono effettuati i versamenti dell’imposta, si ha dichiarato i redditi da locazione a cedolare secca nel 730.

Cedolare secca per i negozi, al momento nessuna proroga

Nessuna notizia invece per la cedolare secca sugli immobili commerciali. L’agevolazione introdotta dalla legge di bilancio 2019 non è una misura strutturale, ma prevede una scadenza al 31 dicembre di quest’anno. Ma fino ad ora non ci sono notizie di una proroga.

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